“Abbiamo una nostra identità, basata su un collettivo nel quale a turno ciascuna delle ragazze assurge al ruolo di protagonista” lo afferma convinto il coach della Unicusano Pielle femminile, Luca Castiglione. Il timoniere labronico, poi, si dice soddisfatto del percorso effettuato finora dalla sua squadra, affermando che l’obiettivo stagionale è quello di mantenere l’attuale quarto posto.
A Spezia è arrivata una sconfitta che poteva starci, ma caratterizzata dai soli 36 punti realizzati
“In terra ligure, al cospetto di una ottima squadra abbiamo confermato di avere una difesa affidabile e consistente, abbiamo tenuto il secondo attacco del torneo a soli 48 punti, invece dei 65 abituali; per quanto riguarda il match, abbiamo avuto difficoltà legate alle loro qualità fisiche che hanno reso complicato sfruttare le nostre caratteristiche offensive. La sconfitta poteva starci, in quanto affrontavamo la seconda forza del campionato, oltretutto in trasferta, e non abbiamo particolari rimpianti, piuttosto il rammarico riguarda la partita di andata, affrontata di fatto senza preparazione. Si svolse, infatti, cinque giorni dopo il derby e con tre giocatrici assenti per l’influenza”.
Facciamo un bilancio del campionato della sua squadra
“Sono molto soddisfatto di quanto abbiamo fatto; adesso entriamo nella parte finale e decisiva della stagione, ed i prossimi risultati potranno condizionare il giudizio finale, ma non la sostanza delle cose. Abbiamo costruito una squadra con un’identità precisa, secondo le nostre idee ed il nostro progetto societario: siamo la compagine con il roster più giovane come età media tra le prime sei della classifica, con un sistema di gioco dove non abbiamo prime punte, ma che a turno esalta le singole giocatrici. Le ragazze sono state da subito molto brave a creare un gruppo vero, coeso fuori e dentro il campo, e questo, unito alle loro qualità tecniche e caratteriali, ci ha consentito di andare oltre le nostre aspettative iniziali, che erano quelle di confermare il piazzamento dello scorso campionato. Stiamo andando oltre, ci siamo dimostrati competitivi anche con le protagoniste annunciate e siamo contenti ma tutt’altro che appagati”.
Lei ha guidato la Pielle anche la scorsa stagione, mi fa un paragone tra questo e lo scorso campionato?
“I due campionati hanno il tratto comune di una squadra di un altro livello per investimenti, talento ed obiettivi e la divisione in fasce delle altre partecipanti: chi lotta per gli ambiti primi quattro posti, la corsa ai playoff e quella ad evitare i playout. Rispetto allo scorso anno alcune squadre si sono scambiate la fascia (noi e Pontedera abbiamo salito un gradino, Siena e San Giovanni hanno fatto il contrario) ed anche le squadre di bassa classifica esprimono comunque competitività (non c’è la retrocessa designata come lo era Grosseto). Questo a mio parere lo rende più interessante e divertente rispetto al precedente”.
Qual è stata finora la partita che più l’ha soddisfatta, presumo il derby vinto con il Jolly?
“Non era difficile individuare in quella prestazione la nostra migliore stagionale. Perché si trattava di un derby e per il valore assoluto delle nostre avversarie, dimostrato e confermato ampiamente nel resto della stagione. A questo uniamo il momento, anche personale, nel quale è arrivata (il giorno prima del derby maschile, avevo perso mio padre da quattro giorni); nonché, nel prepartita, l’emozionante ricordo della sfortunata Ilaria Carella, ex di entrambe le squadre e figlia del caro Eugenio, al quale rivolgo un fortissimo abbraccio, e l’atmosfera che c’era in un “PalaCosmelli” gremito, cosa purtroppo inusuale per il campionato di B Femminile. Diciamo che è stata la classica serata perfetta, la ciliegina sulla torta costituita dal bel campionato che stiamo disputando”.
E quella nella quale le sue ragazze la hanno delusa?
“Sono un coach fortunato, la parola delusione non è mai associabile alle mie ragazze, qualunque sia stato l’esito di una partita o l’andamento di un allenamento. E da ogni sconfitta abbiamo tratto spunti per lavorare ancora con più determinazione e voglia. Una partita la cito comunque perché è la foto di quanto ho appena detto: a Piombino, per una serie di motivi che noi conosciamo ma non è importante citarli, abbiamo giocato molto al di sotto delle nostre possibilità ma ringrazio ancora oggi quella sconfitta perché è stata la molla, il clic che serviva a livello mentale per fare un passo avanti a livello di maturità e consapevolezza nei nostri mezzi”.
Talvolta la sua squadra incappa in qualche alto e basso di troppo, come se lo spiega?
“Un’affermazione che non condivido; abbiamo fatto un girone d’andata con 9 vittorie e 3 sconfitte, nel girone di ritorno siamo a 5 e 2 quindi con la possibilità, se saremo altrettanto bravi, magari di bissare il percorso e sarebbe un segnale di grande continuità nei risultati e nel lavoro. A maggior ragione anche considerando il cambio di passo rispetto allo scorso torneo, nel quale abbiamo finito la stagione regolare con 12 vittorie e 10 sconfitte. Se poi il riferimento è alle sconfitte di Piombino e Siena, queste sono figlie di quello che siamo nel bene e nel male, per esperienza e caratteristiche tecniche: abbiamo sempre, contro chiunque, in casa o in trasferta, partenze diesel per poi crescere durante la partita. In trasferta questo rende tutto molto più difficile e complicato, quando rincorri bastano un paio di episodi contrari per non riuscire a portare il match dalla nostra parte. Lo sappiamo, ci lavoriamo costantemente e speriamo di invertire la tendenza nelle restanti partite”.
Nel roster lei ha a disposizione le due sue figlie, quanto è difficile, da una parte, e gratificante, dall’altra?
“Non è una novità di quest’anno ma una costante del mio percorso nel femminile, avendole allenate anche nel loro percorso giovanile al Bieffe (anche se una sola annata hanno giocato insieme, stagione 2016/2017, quando abbiamo raggiunto le finali nazionali Under 18 a Battipaglia). Per me non è mai stato un problema; quando indossi l’abito da coach non ci sono differenze, le giocatrici sono tutte uguali, e quindi è stato naturale avere con loro lo stesso approccio che ho con tutte le altre. Per quanto riguarda il gratificante posso rispondere allo stesso modo: è una situazione che non è stata cercata né forzata. Il loro amore per il basket e le chiamate che ho ricevuto dalle società femminili hanno fatto combaciare le cose in maniera spontanea. Sono contento, vista la poca visibilità e quindi il conseguente interesse per il femminile, se con la mia presenza posso aver contribuito a far vivere loro esperienze positive, formative e gratificanti nello sport che amano”.
Quali sono le squadre in ottica playoff più accreditate?
“Le posizioni si stanno definendo così come sono chiari i valori espressi da questa stagione. Il Jolly Livorno, come da pronostico, non dovrebbe aver difficoltà a staccare il biglietto per la fase nazionale come Toscana 1 in una parte di tabellone dove probabilmente ci collocheremo noi, Pontedera e magari Piombino o Baloncesto. Per quanto riguarda invece l’altro posto disponibile per proseguire la corsa alla A2, se la griglia attuale sarà confermata nelle partite che restano, Spezia e Prato se lo contenderanno in una serie equilibrata dove la partenza di Vannucchi, all’estero per motivi di studio, potrebbe far pendere la bilancia verso le liguri”.
Quali sono gli obiettivi della sua squadra in questo finale di stagione?
“Faccio fatica a guardare oltre la prossima partita, per noi non esistono gare facili o difficili o obiettivi da raggiungere: abbiamo iniziato la stagione con unico obiettivo, quello di crescere partita per partita come squadra attraverso la crescita individuale. Premesso questo, quando sei in ballo devi ballare e quindi, in concreto, l’idea è di confermare l’attuale quarto posto alla fine della stagione regolare. Poi, tutto quello che verrà sarà ben accetto: l’ambizione è quella di far meglio dello scorso anno, quindi vincere almeno una partita al primo turno, se poi sarà accompagnata dal passaggio del turno ne saremo felici”.
L’ultima sul suo passato, lei ha allenato Sara Madera, una delle cestiste più apprezzate nel panorama cestistico nazionale, quanto la inorgogliscono i successi ottenuti dalla ragazza?
“Tocchiamo un punto particolare. Io e Sara abbiamo un rapporto speciale, direi unico per quanto riguarda il feeling umano e caratteriale che va ben oltre essere stati coach e giocatrice. Nei due anni passati insieme ho cercato di non fare danni, ho lavorato per farla uscire dalla sua comfort-zone e darle gli strumenti tecnici che la aiutassero ad esprimere compiutamente il talento che possedeva. Il confronto tecnico è tuttora intatto, ovviamente non sul campo (se non per qualche occasione di lavoro individuale estivo quando non è impegnata con le nazionali) ma siamo in costante contatto e spaziamo dal gioco al contesto professionale che si trova a vivere (cerco per quanto possibile di supportarla in un mondo che non è il suo per carattere ed educazione ma che deve diventare tale, almeno finché il basket sarà il suo lavoro). Sarò di parte ma trovo inspiegabile, per quanto ha dimostrato finora anche ai massimi livelli di competizione, che non abbia ancora la fiducia di un top club italiano; le auguro di concretizzare quanto prima la sua volontà di fare un’esperienza all’estero dove mettersi in gioco. Non mi piace parlare di me ma faccio un’eccezione: sono orgoglioso della giocatrice che è, e del nostro rapporto”.
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