Non sono certo mancate le emozioni, nella sauna della “Baltur Arena” di Cento, dove andava in scena la finale tra le due perdenti delle finali playoff; in palio il terzo, preziosissimo, ticket per la Serie A2, a contenderselo la Fabo Herons Montecatini e la Gemini Mestre. Dicevamo delle emozioni, per decretare il nome della terza promossa è stato necessario un overtime acciuffato dai veneti quanto tutto sembrava perso.

Infatti, a 3’39” dalla sirena finale, gli “Aironi” sembravano poter spiccare il volo verso la A2, come facevano pensare le nove lunghezze di vantaggio, e la palla in mano, sul 66-57, margine ancor più importante considerando che la partita era, come ampiamente prevedibile alla vigilia, caratterizzata da basse percentuali ed altrettanto bassi punteggi.

Invece, nel momento in cui si decideva la stagione, cambia tutto; i termali si inceppano, Mestre nel finale trova con buona continuità la retina della Fabo e non solo aggancia i toscani ma spreca, con Contento, la palla della A2 a 3” dal termine.

Ti aspettI un supplementare in stile “mezzogiorno di fuoco”, ed invece è un monologo dei biancorossi di Mestre bravi, dopo i primi 2’ di silenzio da entrambe le parti, a prendere in mano il confronto senza concedere più nulla alla Fabo, se non un inutile tre punti di Adrian Chiera a giochi ormai decisi.

Alla fine, la compagine di Ferrari la porta a casa con un netto 79-70, scrivendo negli ultimi 8’39” di partita un parziale, incredibile ma vero, di 22-4, che diventa addirittura 22-1 escludendo l’ininfluente “tripla” di Chiera nel finale.

Alla sirena è tripudio dei veneti, accompagnati a Cento da un gran numero di tifosi, il che la dice lunga sulla passione di una piazza che ritrova così il palcoscenico della Serie A2, che da quelle parti mancava addirittura dalla bellezza di 37 anni.

Un successo rocambolesco, arrivato quando solo i più sfegatati tifosi biancorossi ci credevano, ma proprio per questo ancora più emozionante, come ben raccontano le lacrime di gioia di Mazzucchelli, uno dei protagonisti del confronto, a fine partita.

Curiosamente, quel Mazzucchelli lanciato proprio da coach Barsotti ai tempi della comune esperienza a San Miniato.

Mestre torna così a frequentare i piani nobili del nostro basket dopo 37 anni, ed un passato fatto di giocatori importanti, nomi che ai più giovani magari non dicono nulla ma che invece sono ben scolpiti nella memoria di chi ha qualche, o più di qualche, capello in testa. Qualche nome? Il memorabile “Sceriffo” Chuck Jura, i funambolici Dulaine Harris ed Essie Hollis, Ray Tolbert, Craig Shelton, Harthorne Wingo, oltre ai giovani Villalta, venduto alla Virtus per 400 milioni di lire nel 1976, Andrea Forti, Claudio Pilutti, Stefano Teso. Insomma, una piazza storica del nostro basket.

Come in tutte le finali, c’è chi ride e chi piange; lo scomodo ruolo di sconfitta tocca alla Fabo Herons Montecatini, che si sta, purtroppo per i propri tifosi, abituando a perdere le finali. Questa, infatti, è la terza in poco più di un anno; prima quella della scorsa stagione con Avellino, serie nella quale gli “Aironi” conducevano per 2-0, poi quella con Ruvo e adesso la beffa con Mestre.

Una sconfitta arrivata nel finale, quando gli “Aironi”, che, bisogna dirlo, erano senza gli infortunati Trapani e Mastrangelo, due da quintetto, sono rimasti senza energie, come ben racconta il parziale di 22-4 incassato nel finale.

Certo, adesso la sconfitta, l’ennesima, fa male, ma comunque resta la soddisfazione di una stagione nella quale, pur tra mille vicissitudini, tra infortuni e cambi di roster, gli uomini di Federico Barsotti hanno saputo agganciare, per la seconda stagione consecutiva, l’epilogo, ancorchè sfortunato, del torneo.

Photocredits: Walter Dabalà (Basket Mestre)

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